L’associazione internazionale Decor – linguaggio architettonico romano si prefigge di costituire un luogo metaforico dove poter custodire l’esperienza cinquantennale della storia degli studi circa la disciplina della decorazione architettonica romana e rilanciare con iniziative di scambi, incontri, discussioni per garantirne il futuro e la sua diffusione.
Scopo dell’associazione internazionale sarà quindi primariamente la formazione, l’organizzazione di conferenze, convegni, incontri, workshop, presentazioni di libri, seminari e altre occasioni di dialogo e scambio che incentivino lo studio e la divulgazione dell’architettura romana e dei suoi elementi architettonici decorativi e strutturali. L’associazione si fonda sull’esperienza della scuola formatasi intorno alla cattedra di Patrizio Pensabene presso Sapienza Università di Roma, che ha creato un filone di studi sia nella compagine romana che nel mondo internazionale; ma è soprattutto l’ambiente culturale italiano a richiedere oggi a gran voce la necessità di strutturarsi in una realtà culturale operativa dal punto di vista speculativo, della ricerca e di formazione.
È per questo che, ascoltando l’esigenza maturatasi nel corso degli anni nel mondo scientifico e accogliendone l’urgenza, ci riuniamo in una associazione internazionale che potrà costruire un luogo sempre più solido e sicuro per custodire il patrimonio di studi sull’architettura e la decorazione attraverso il linguaggio architettonico romano: altro scopo dell’associazione è incentivare l’interazione della ricerca con i siti archeologici e le aree di appartenenza, in una valorizzazione che veda il frammento architettonico con le strutture conservate come bene culturale inscindibile. Si creeranno occasioni di indagine volte ad incrementare qualitativamente e quantitativamente i dati forniti dallo studio degli elementi architettonici, spesso conservati giacenti nelle aree archeologiche di appartenenza per farli sempre più dialogare con il contesto di appartenenza. La ferita che si è creata nell’ambito della storia dell’arte tra il frammento, pensato come oggetto artistico in sé (si veda il caso di capitelli, fregi figurati, cornice molto decorate) e le evidenze architettoniche come i resti murari, studiati a parte come linguaggio autonomo, indipendente dalla loro parte strutturale-decorativa (piedistalli, basi, fusti, rivestimento) ha creato un paradosso per cui l’elemento architettonico potesse essere studiato senza una struttura, anche ipotetica, di appartenenza. Il pezzo architettonico contiene in sé un codice decorative, stilistico, strutturale che può restituire molti elementi circa sia lo stile decorativo sia le modalità di realizzazione del manufatto che, se incrociati con fonti antiche, iconografiche o scritte e di contesto, possono restituire un quadro molto interessante della storia dell’architettura antica di un monumento originario, anche se sconosciuto. È, in questo senso, sempre più necessario che il frammento architettonico non rimanga muto e silente, lontano dal suo contesto architettonico, ma venga interrogato con le giuste domande per essere integrato, virtualmente, nell’architettura di appartenenza e del suo linguaggio decorativo. È solo così che i frammenti potranno essere dei veri dati storicizzati a tutti gli effetti, andando a contribuire a quel grande puzzle che è la ricerca archeologica di un contesto che prima di essere un sito archeologico, è un luogo, è stato un edificio, scenografia e contenitore di attività quotidiane, abbandoni, reimpieghi, cambiamenti di uso e funzione che rendono, per sempre, lo spazio architettonico un luogo, stratificato di memorie, monumento esso stesso, parlante della vita dell’uomo che lo ha attraversato nei secoli fino ad arrivare a noi.